TargatoCN parla di noi
Sergio Peirone è venuto a trovarci a San Michele di Prazzo e ha raccontato la nostra storia.Grazie a lui per l’articolo e a Oscar Bernelli per alcuni dei suoi scatti!
Riportiamo il suo articolo pubblicato sul quotidiano online targatoCN che potete trovare cliccando qui
L’azienda, nata nel 2008, è incastonata in un panorama mozzafiato. Nella borgata Allemandi in località San Michele, di fronte al monte Chersogno. Il fabbricato e i terreni sono stati la casa e lo strumento di lavoro usati già dai suoi trisnonni a partire da fine 1800. “Problemi ce ne sono – dice Daniele – ma preferisco impegnare le mie energie nel costruire qualcosa al posto di lamentarmi per qualcos’altro”
Alta Valle Maira. Poco dopo Prazzo Inferiore, in direzione di Acceglio, c’è il bivio per San Michele Roata Chiesa. Mentre sali, il monte Chersogno, con i suoi 3026 metri di altezza, ti guarda. Maestoso. A borgata Allemandi svetta imponente. Proprio di fronte, a 1600 metri di quota, c’è l’azienda agricola di Daniele Landra e l’agriturismo che porta il nome della cima. Siamo arrivati.
Il panorama è spettacolare. Una cartolina mozzafiato. Incantevole. In pieno pomeriggio il cielo è luminoso e i raggi del sole sono ancora tiepidi. Ovunque ti giri respiri a pieni polmoni la natura incontaminata, nelle sue tante, straordinarie sfaccettature che scaldano il cuore e accarezzano l’anima. Lo spirito si ritempra. E se la fortuna ti assiste, capita di vedere dagli abeti circostanti un’aquila che si alza in volo.
Daniele, 32 anni, è il titolare dell’attività. Lo aiutano i famigliari. In particolare il fratello Mattia, nato nel 1989, che gestisce una sua azienda “Jal Vert” di apicoltura. Sono soprattutto loro due a darsi una mano reciproca a seconda delle necessità. Nel fabbricato, dove c’è anche l’agriturismo, Daniele vive insieme alla mamma Pasqualina Pasero con il marito Luigi, nonna Iucio (Mariuccia), la compagna Giorgia e il figlio Pietro di un anno.
Ma la casa è sempre stata l’abitazione dei Pasero fin dagli ultimi anni del 1800. A partire dai trisnonni di Daniele, Spirito e Rosa, e poi i bis, Giorgio e Margherita. Infine i nonni: Spirito di nuovo di nome, ma per tutti Prit, salito nei cieli dell’infinito nel 2016, e Iucio, 78 anni, ancora in piena forma, tanto che si raccoglie da sola la legna da ardere per la stufa. Lei è l’ultimo punto di riferimento delle tre generazioni passate dei Pasero: storici contadini della valle.
Prima di tornare alle origini, in borgata Allemandi, Daniele ha abitato con la famiglia prima a Vernante e poi a Cuneo. Un ruolo fondamentale di collaborazione nell’azienda lo svolge Luigi, adesso in pensione, che è scultore del legno, con molte opere esposte nell’agriturismo, e musicista occitano fondatore del gruppo “La Bando dal Giari”. Ora, però, le note del semitoun, insieme a Daniele, le fa vibrare solo più “Al Chersogno” con gli amici e per gli amici.
IL PERCHE’ DELLA SCELTA
Daniele si diploma all’Istituto Agrario e poi studia Scienze Forestali all’Università di Torino. “Fin da piccolo – dice – ho sempre sognato di lavorare all’aperto e a contatto con la natura. Prima ancora di aprire l’attività mi ero appassionato all’apicoltura, diventata poi il fulcro dell’azienda agricola. Durante gli anni ho frequentato i corsi della Regione che abilitano ad effettuare operazioni nei boschi, come l’abbattimento degli alberi o il tree climbing. Le svolgo durante l’inverno, quando nei campi è tutto fermo. E ho conseguito i patentini di accompagnatore naturalistico e di mountain bike. Organizzo escursioni e iniziative didattiche. L’apertura dell’agriturismo è stata una conseguenza naturale per diversificare ulteriormente il lavoro. L’opportunità di poter cambiare spesso ciò che devo fare, in un posto al quale sono legato per le tradizioni di famiglia, mi entusiasma molto e mi dà la carica per andare avanti e maturare sempre nuove idee. Adesso è un’attività in continua evoluzione. E sovente, essendo impegnato in più compiti e in diversi luoghi, mi sento un poco nomade come le api”.
Daniele è iscritto all’Albo delle imprese forestali del Piemonte.
L’AZIENDA AGRICOLA E L’APICOLTURA
L’azienda agricola nasce nel 2008. E parte con l’allevamento delle api. Racconta Daniele: “Grazie all’aiuto di alcune persone del settore, come Carlo Olivero e Riccardo di Mondovì, la lettura di libri e la partecipazione a diversi corsi, sono riuscito a trasformare la passione iniziale per l’apicoltura in un lavoro. In seguito si è avvicinato all’attività anche mio fratello Mattia”.
Dall’unica arnia iniziale ora ce ne sono trecento. Una crescita graduale e costante. A seconda delle condizioni climatiche la produzione varia per tipo di miele (acacia, tarassaco, ciliegio, tiglio, castagno, rododendro, melata di abete, millefiori primaverile e di alta montagna) e per quantità: mediamente da 30 a 40 chili all’anno per alveare. Dal 2012 il rododendro, il millefiori di alta montagna e la melata di abete hanno ottenuto il prestigioso riconoscimento di presidio Slow Food Mieli di Alta Montagna. Per avere la massima resa quantitativa le arnie vengono spostate in diversi punti del Piemonte e della Liguria. Inoltre, Daniele produce polline, ottimo come integratore alimentare o come terapia ricostituente, e anche api: una parte di queste ultime le utilizza, se servono, a rimpiazzare quelle eventualmente morte durante l’inverno; gli altri nuclei li vende ai colleghi del settore.
La coltivazione dei campi sfruttabili, perché non troppo scoscesi o occupati dal bosco, si aggiunge con il passare del tempo. All’inizio Daniele sfrutta il migliaio di metri di proprietà della famiglia, “sfornando” le classiche verdure dell’orto. Poi acquista dei terreni specializzandosi nella produzione delle patate. Adesso ne pianta 45 varietà, tra le quali alcune molto rare. Un nuovo appezzamento riservato al tubero lo sta bonificando per il prossimo anno con il taglio di arbusti e frassini. Altre superfici sono destinate a pere, mele, piccoli frutti, erbe officinali. E a prato per alimentare una capra e le pecore allevate. Una parte di queste ultime molto particolari: infatti, sono della razza Muso Nero del Vallese in via di estinzione. I terreni coltivati hanno le reti protettive per evitare i danni della fauna selvatica. In totale la superficie utilizzata, più o meno ripida, è di due ettari.
“Qualcuno – sottolinea Daniele – per la difficoltà a lavorare i campi definisce la nostra agricoltura come eroica. Può darsi. La soddisfazione, comunque, è di riuscire, pur con molto impegno, a produrre, ma anche quella di tenere pulito il territorio in queste zone spesso abbandonate”.
La meccanizzazione è un problema? “Qualche attrezzatura ce l’ho. Ma esistono in commercio mezzi per la montagna che consentirebbero di risparmiare parecchia fatica. Purtroppo, i costi troppo elevati non mi permettono di acquistarli”.
Come individua le coltivazioni alle quali dedicarsi? “Essendo a 1600 metri di quota bisogna scegliere quelle dalle caratteristiche più adatte alla zona. Dopo l’apertura dell’agriturismo mi sono indirizzato verso le colture che potessero servire di più alla struttura ricettiva. Costruendo delle serre per allungare i tempi della loro produzione che in montagna sono piuttosto ridotti. In questo modo si riesce a preparare i cibi con i nostri prodotti per dei periodi più lunghi. Ogni tanto sperimento qualcosa di nuovo, come ho fatto con la segale e il farro monococco. Ma non sempre funziona e allora devi di nuovo cambiare. Questo perché è comunque fondamentale seguire il principio della rotazione agraria dei terreni”.
Circondati da un ambiente così salubre la qualità è garantita? “Siamo certificati biologici. Ma non è la cosa più importante. Sovente ci sono degli ospiti dell’agriturismo che vogliono venire a darmi una mano nei campi. Il vedere direttamente come si coltivano frutta e verdura rappresenta il miglior marchio di qualità per farle apprezzare”.
Contano anche la posizione dei terreni e di cosa sono costituiti? “Certamente. I nostri hanno un’ottima esposizione ai raggi del sole. Inoltre, per secoli i campi sono stati lavorati con attenzione conservando una ricchezza straordinaria di sostanze nutritive. Al contrario di quelli super sfruttati che perdono il loro equilibrio naturale e diventano sterili: una massa inerte”.
IL PROGETTO FUTURO DELLA TRASFORMAZIONE
Daniele: “Al momento non trasformiamo i prodotti della terra. Per il prossimo anno ho in mente di aumentare la superficie orticola. Allora in quel caso si dovrà imbastire un percorso su questo fronte. Ma facendo un passo alla volta”.
L’AGRITURISMO
L’agriturismo apre il 30 dicembre 2012, dopo un paziente e attento lavoro di ristrutturazione conservando tutte le caratteristiche dell’antico fabbricato. Il pavimento e i muri esterni sono stati bonificati per eliminare l’umidità. Nella vecchia stalla, di cui sono state recuperate la doppia volta a botte con pietre a vista e la mangiatoia, c’è la sala ristorazione. I posti? Una cinquantina. I cibi vengono preparati con le produzioni dell’azienda. Oltre a frutta, verdura e, dove serve, il miele, si cucinano gli animali da cortile. “Solo così – spiega Daniele – servendo i piatti realizzati con i tuoi prodotti, riesci a trasmettere agli ospiti il sapore e il profumo anche del territorio. Agricoltura e turismo – io lo penso da sempre – devono lavorare insieme per sviluppare una zona, in particolare montana. Perché collaborando ci sono dei vantaggi per tutti”.
Accanto alla sala ristorazione c’è quella lettura, con alcuni libri esposti da utilizzare liberamente. Le camere, al momento, sono sei. Inoltre, c’è uno spazio comune per dormire con il sacco a pelo e adatto ai gruppi che preferiscono una vita più spartana. Soprattutto quelli impegnati nel trekking dei Percorsi Occitani: un itinerario escursionistico di 177 chilometri lungo l’intera Valle Maira del quale la borgata Allemandi è il fulcro e l’agriturismo un posto tappa. “Attraverso i lavori – afferma Daniele – abbiamo cercato di mantenere il fabbricato preesistente, ma dotandolo di tutti i comfort possibili. I costi sono stati elevati. Ma siamo riusciti a entrare nella graduatoria del bando previsto dal Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013. Senza quelle risorse non ce l’avremmo fatta. Così possiamo offrire un servizio completo, integrando le varie attività”.
La Valle Maira è all’avanguardia su questo fronte? “E’ stata definita come un modello di turismo sostenibile, perché l’ha legato al territorio senza impoverirlo. Il mio progetto va in questa direzione”.
Perché le persone dovrebbero venire nella sua struttura? “La zona è il paradiso dell’escursionismo. La natura è incontaminata, c’è l’acqua pura, nel giro di pochi chilometri si trovano ambienti molto diversificati. E poi regna il silenzio. Chi viene da noi ha l’opportunità di ascoltare se stesso perché lontano dai frastuoni cittadini. Qui a essere protagonista è il paesaggio, mentre le persone sono spettatrici di quanto c’è loro attorno”.
L’agriturismo è aperto tutto l’anno.
LA VENDITA DEI PRODOTTI
Le colture agricole servono quasi esclusivamente per fornire l’agriturismo. Ma alcune, soprattutto le patate, vengono vendute alle locande e ai negozi della valle, di Cuneo e di altre zone della provincia. Il miele, che costituisce la produzione di spicco dell’azienda, ha diversi canali di commercializzazione. Tra questi c’è la fornitura a due importanti aziende locali per preparare birra e gelato artigianale di alta qualità. Dall’anno scorso, poi, il frutto del lavoro delle api viene immesso sul mercato utilizzando Internet. “Per il momento – afferma Daniele – non si tratta di una vendita on line strutturata, perché nata grazie ad alcuni ospiti stranieri che mi chiedevano di poter ordinare e ricevere a casa il miele assaggiato in azienda. Mando loro, attraverso la posta elettronica, una newsletter con il catalogo. Mi rispondono ordinando via mail. Per ora spedisco in Germania, Austria e Francia. Ho trovato dei corrieri a un prezzo conveniente. Ma l’obiettivo è di strutturare il tutto con un vero e proprio sistema e-commerce di vendita on line”.
LA DIDATTICA E LE ALTRE ATTIVITA’
Daniele organizza escursioni estive e invernali, serate di musica occitana, mostre fotografiche, corsi per l’utilizzo e l’abbinamento del miele in cucina. Inoltre, appena terminato l’anno scolastico, realizza un campo estivo per gli alunni dai 6 ai 13 anni di età. “E’ un’esperienza molto faticosa – osserva – però arricchente dal punto di vista umano. I bambini si esercitano nell’orto, con la smielatura e puliscono i sentieri, calandosi totalmente nella nostra realtà. Un modo importante per trasmettere loro il legame con l’ambiente e il mondo agricolo e di ricongiungere gli anelli di una catena spesso spezzata”.
Inoltre, altre attività formative vengono messe in cantiere con gli allievi dell’Istituto Agrario.
I PROBLEMI DI OGNI GIORNO
Daniele: “Ce ne sono certamente: dalla burocrazia alla fauna selvatica, ai pochi aiuti nella promozione dei prodotti di montagna. Se, tuttavia, devo segnalarne uno davvero importante è la mancanza di una connessione Internet decente. Ad agosto siamo rimasti senza telefono fisso, ce l’hanno rattoppato a inizio dicembre dopo sei segnalazioni, ma dicendoci che, comunque, la linea era andata e non sapevano per quanto tempo potesse ancora funzionare. Essendo in una zona poco appetibile il gestore se ne frega. Ma per noi è fondamentale raggiungere il mondo attraverso il collegamento in rete”.
GRAZIE AGLI AMMINISTRATORI LOCALI, PERO’…
“Sono da elogiare – precisa Daniele – gli amministratori pubblici locali che lavorano per portare risorse europee sul territorio. Però, dopo, c’è sempre la tendenza, anche in montagna, a privilegiare le grandi opere. Invece, servirebbero interventi diffusi capaci di migliorare le condizioni operative delle aziende. Perché sono quanti vivono in queste aree a mantenerle vive”.
L’ARTE DI ARRANGIARSI
Daniele: “Pur consapevole delle difficoltà che esistono preferisco impegnare le mie energie nel costruire qualcosa al posto di lamentarmi per qualcos’altro. Usando l’arte di quanti hanno abitato nei secoli queste valli: quella dell’arrangiarsi, di fare al meglio ciò che offre il territorio”.
Chiacchierare con Daniele ti dona serenità. Il suo percorso quotidiano è quello di chi impegna anche molte ore nel lavoro, ma lo fa seguendo e ascoltando i tempi della natura. Pur mantenendo nel proprio dna lo spirito battagliero e montanaro di quanti, nelle terre alte, l’hanno preceduto.